Trapianti. Dall'inglese al vicentino
I testi inglesi di questi trapianti sono parte di ciò che Meneghello chiama le sue "biave", la biada lirica di cui si è nutrito nel corso degli anni in Inghilterra: in pratica una scelta del tutto personale di poesie e singoli frammenti di poesie qui 'trapiantate' nel terreno della madrelingua dell'autore, il vicentino, con l'intento di far rivivere e rifiorire qualcosa della suggestione e delle arcane virtù degli originali. Versioni non convenzionali, spesso orientate a colpire certi nuclei lirici occulti dei testi, "La mia idea" afferma l'autore "è che ogni testo letterario ha parti chiare e parti oscure, non per disegno del poeta ma per la costituzione stessa delle nostre lingue e in sostanza della nostra mente. In una traduzione, mutando il registro linguistico può accadere che ci si trovi a esplorare le parti oscure." Qui una lingua nuova insegue le aspre, alate emozioni religiose di G. M. Hopkins, il gesuita-poeta; le fantasie e i capricci al mercurio dell'americano e. e. cummings; un'inconsueta scelta di poesie e frammenti di W. B. Yeats, e alcuni grandi squarci drammatici dall'"AmIeto" di Shakespeare...
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