Tra noi due
"Quando mia nonna morì, il 3 gennaio 1974, avevo da poco comprato una borsa." Così, con il tono da conversazione privata che i lettori di Elisabetta Rasy hanno conosciuto in "Posillipo", inizia questo romanzo. E subito dalla borsa nominata, come dagli scrigni magici delle fiabe, cominciano a uscire i personaggi che compongono il microcosmo di "Tra noi due", con le loro indimenticabili fisionomie e soprattutto con i loro enigmi. Perché Emilia Starita, che incanta gli alunni con versi seducenti e oscuri nelle sue lezioni di francese, scompare improvvisamente un'estate? E cosa sa Marco, suo nipote, di questa scomparsa? Dove sono finite le sue lettere d'amore? Potrà chiarire il mistero Aldo Camerini, il professore che conosce i segreti della storia e della filosofia ma anche quelli, luminosi e dolenti, degli uomini e delle donne? Lo sfondo è l'ordinaria quotidianità di una città che cambia volto e umori - Roma tra il 1960 e il 1967 - e va sostituendo i sogni e i ricordi del passato con le comodità di un presente ferocemente smemorato. La scena: quartieri con pochi passanti e molti cani e gatti, un vecchio liceo cittadino, le passeggiate di un primo amore, una casa che accoglie bizzarri abitanti tra cui una figlia e sua madre in volontario esilio dalla realtà. Ma sotto i nostri occhi, man mano che la storia procede, questo ambiente di tutti i giorni acquista i connotati di un paesaggio mitico, come mitico appare a chi lo sa guardare il mondo delle origini, che fatalmente abbandoniamo per inoltrarci nella vita adulta. Perché questa è la vera domanda che spinge la protagonista narratrice alla sua tenace investigazione: sapere come sono fatti gli altri e come passare dall'uno al due, scoprire qual è la materia con cui è costruito il mondo e i rapporti tra gli esseri umani. Il percorso di un'iniziazione nella quale risuona la nota inquieta e incantatrice del passato di ognuno, e dove l'amore e il dolore s'intrecciano senza tregua, fino alla sorpresa finale che cambia ancora una volta il senso del racconto.
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