Beethoven
Dopo vent'anni, ecco la "nuova immagine" che mancava. Il nuovo libro di Piero Buscaroli è, come il "Bach" del 1985, e "La morte di Mozart" del 1996, il frutto di una sfida e soprattutto del bisogno di "inseguire e tentare un'immagine intera e coerente di Beethoven", di cogliere la "totalità" umana e poetica di una figura smisurata, insieme supremo genio musicale, artistico, ideale eterno delle migliori virtù umane e cumulo di contraddizioni, di comportamenti eccessivi. Con uguale chiarezza e sicurezza, Buscaroli rilegge le fonti, riscrive tutto: la famiglia, Mozart, il carattere, la sordità, le malattie, gli amori, le donne, le lettere, il sentimento e gli scopi dell'arte, diversi da tutti gli altri, i "bestimmte Gegenstande", i "distinti oggetti", modelli segreti di cui nessuno finora s'è accorto; il disegno totale di un'opera totale, condotto con fermissima mano. Minima nella biografia di Bach, la presenza della storia universale diventa massima ora che la musica è prima delle arti, quale mai era stata, e Beethoven il primo dei musicisti. "Vi è solo biografia", sostiene un perentorio aforisma dei "Frammenti postumi" di Nietzsche, e Buscaroli fa della biografia del musico massimo la chiave della revisione sopra l'età seguita alla révolution, smascherando i tradimenti e le falsificazioni della musicologia. Generazioni di critici hanno sempre occultato il carattere profondamente tedesco di Beethoven, le musiche patriottiche, i canti guerrieri per i volontari dell'Aprile 1797, l'"Osterreich uber alles" del 1809 e il Finale, "Germania risorgi", nella "Gute Nachricht" del 1814, per farne un illuminista, un giacobino, un amico dei francesi. La cultura ufficiale ridusse l'ultima Sinfonia, che invano egli chiamò "allemande", ossia tedesca, a "un messaggio umanitario, un baloccone per eurobaggianate, un trofeo per banche e Bar Sport". Un Beethoven nuovo e totale in un grande libro aspro, duro, irrefutabile.
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