Un poco di buono

Un poco di buono

Inizia nel bianco avvolgente di una tempesta di neve e finisce nel rosso e nel baratro. La storia di Andrea è forse la stessa di molti ragazzi, uomini e donne, è il percorso di una espiazione, è il tentativo estremo di un ritorno a casa, al passato vissuto e a quello sofferto. L'eroina è uscita dalle sue vene dopo anni di autocontrollo e disciplina in comunità di recupero. Poi la fuga fino alla casa dov'è nato, rimasta immutata nel tempo. Gli stessi amori, gli stessi umori, gli stessi oggetti che lo hanno accompagnato durante l'infanzia. La madre divisa tra lavori domestici e il padre impegnato a consumare i suoi ultimi giorni di vita nel rancore. Perché lui al figliol prodigo non ci crede, non l'ha perdonato, e non lo farà. Andrea cerca in ogni modo di trovare un suo ruolo, un nuovo 'perché' per attraversare i giorni freddi e chiusi che l'attendono come cani da guardia. Ma il lavoro non c'è, oppure è umile e faticoso. Perfetto per una redenzione che però non arriva. Con i vecchi amici di spada riaffiorano anche fantasmi dimenticati, come il ricordo di quella notte di molti anni prima quando durante una rapina si era versato il sangue di un uomo innocente. Andrea aveva provato a fermare la follia dell'amico Claudio, e in un primo momento la sua verità era stata creduta. In una sera come tante altre, però, suonano alla sua porta. Carabinieri. Nuove accuse, antichi rancori. Questa volta uno del vecchio branco lo accusa direttamente, come vendetta e ricatto, per punire il suo ostinato cambiamento. L'unico che lo può salvare è Carlo, vecchio amico che si consuma lentamente in una clinica per malati terminali di AIDS. Inizia una fuga a due che ben presto si trasforma in delirio. La neve circonderà ancora i loro corpi estranei, legati da un filo rosso di morte che li spingerà verso un baratro inatteso. Con una scrittura che dal minimalismo si espande verso una complessità modulata quasi foneticamente secondo le variazioni emozionali del libro, Angelo Ferracuti si riconferma narratore delle mille storie di provincia, dei paesaggi italiani divisi fra una trasformazione feroce e l'ancestrale attaccamento ai microcosmi della tradizione.
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