Camminando nell'aria della sera

In un paese sulle rive del lago di Garda, il dottor Porfirio Papas, dall'osservatorio privilegiato del suo studio di medico condotto, guarda la vita scorrere sotto le sue finestre. I brevi capitoli sono altrettanti microracconti che, come tessere di un mosaico, quasi ipotesi di romanzo, compongono il ritratto di un piccolo mondo che sta volgendo alla fine. Niente sfugge all'occhio impietoso di Porfirio Papas: i notabili, la chiesa, le ex amanti, i matti del vicino manicomio, gli intellettuali, le vecchie signorine di provincia. C'è la maestra Adelina Boncompagni che si scrive da sé le lunghe e appassionate lettere d'amore; donne una volta splendide e ora devastate dai segni del tempo, che non escono più se non protette dal buio discreto della notte; c'è il grande professore Amintore Medaglia scappato dalla Milano giornalistica e letteraria e dal mondo dell'editoria per finire tra le grinfie degli illustri e surreali membri dell'associazione culturale "Alloro del Benaco"; c'è Manlio Riccobono, lo sfaccendato, che si è messo in affari organizzando una claque, e che a pagamento decreta il successo e il fiasco di ogni spettacolo teatrale nel raggio di chilometri. I racconti, che vanno pian piano a comporsi come trama volontaria di una sola storia, rivelano il loro sottile filo cronologico. L'olimpica distanza da cui Porfirio Papas contempla gli affanni umani si riduce sempre più con il passare del tempo e con il progredire della narrazione. Il disegno si fa via via più chiaro, e dal mosaico emerge sempre più nitido il volto del narratore; il quadro che sta dipingendo è in realtà un autoritratto. Il mondo grottesco di "Camminando nell'aria della sera" prende vita nell'originale ed esplosivo dosaggio di lirico e comico in chiave ironico-fabulosa, e la prosa stralunata ed eccentrica conferma le notevoli qualità di narratore di Permunian già emerse nel felice romanzo d'esordio.