La sartoria
C'è tutta la provincia del dopoguerra italiano in questo lungo racconto di Severini, compatto e assorto come il mondo che descrive. Una malcelata voglia di mettersi in mostra e confabulare dei fatti altrui, tra fuochi d'artificio che fanno pensare ai bombardamenti, fiere con fachiri e pappagalli, processioni e feste patronali, onorevoli in transito, canti stonati, pranzi di matrimonio allegri e rurali. E' qui che un bambino convalescente, alle soglie dell'adolescenza, trascorre un intero anno della frequentatissima sartoria dello zio, a "studiare l'umanità". E mentre si interroga su quale sia la vera nobiltà, assiste - quieto e guardingo - a prove d'abiti dietro una pesante tenda rossa che ha "il fascino di un sipario teatrale e il potere dei divieti". Da questo suo osservatorio privilegiato seguirà le vicende del signor Aldino, un "vero nobile", ospite assiduo della sartoria che preferisce la compagnia dei ragazzi a quella dei notabili del luogo. Ma questi sono argomenti un po' scabrosi e lui si rifugia nel suo mondo immaginario, tra ipotesi e piccoli misteri che non riesce a spiegarsi. A complicare tutto arriva una contessa che tenterà di intromettersi con determinazione. Una stagione irripetibile, dalle luci tenui e dai suoni amichevoli, si consuma così, con il profumo seducente che hanno le tranquille abitudini di un mondo ormai scomparso tra rancori e indulgenze, disegnando i contorni inconfondibili di una cauta ma irresistibile voglia di vivere, a un passo dall'imminente modernità.
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