L'Italia del miracolo
Negli anni compresi tra il 14 luglio 1948 e il 19 agosto 1954 (data della morte di Alcide De Gasperi e, al tempo stesso, fine di una stagione politica), l'Italia compì quei passi fondamentali e decisivi che dovevano portarla a diventare, verso la fine del secolo, una delle prime potenze industriali del pianeta. Se allora qualcuno avessa azzardato una previsione del genere, sarebbe stato preso per pazzo o per mitomane: si usciva da una guerra disastrosa che aveva minato la stessa credibilità internazionale del nostro Paese; avevamo conosciuto una feroce guerra civile e una dura contrapposizione politica, spesso ai limiti dello scontro non solo verbale, tra chi voleva ancorare l'Italia all'Occidente e chi invece sognava un'appartenenza al blocco sovietico; l'industria era distrutta; mancavano le medicine; l'analfabetismo era tra i più alti d'Europa; edovevamo importare tutto... Ma una cosa è nota: gli italiani danno il meglio di sè quando sembrano con le spalle al muro e nessuno punterebbe su di loro. Politici come De Gasperi, Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat, Ugo La Malfa, imprenditori come Vittorio Valletta ed Enrico Mattei, ma soprattutto la gente comune non si rassegnarono a quella miseria e nel giro di pochi anni, a prezzo di immani sacrifici, realizzarono quello che il mondo, stupito, definì "il miracolo economico italiano".Erano anche i tempi della guerra fredda, e non può essere negato a Palmiri Togliatti, segretarrio del più forte Partito comunista d'Occidente, d'avere combattuto quanti auspicavano una sollevazione violenta; mentre sindacalisti come Giuseppe Di Vittorio si batterono perchè, finalmente, alla classe operai avenisse riconosciuto quello che le spettava. Il Paese era sostanzialmente unito e proprio grazie a questo seppe affrontare, e vincere, il duro scontro con Tito per Trieste. E poi il Patto Atlantico, la battaglia per la CED, la rinuncia alle colonie d'Africa, la guerra di Corea...
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