Cavour contro Garibaldi
Quest'opera apparve in Inghilerra nel 1954, e fu tradotta in italiano nel 1958 col titolo "Garibaldi e Cavour nel 1860". E' il primo libro di uno studioso che in seguito avrebbe contribuito come pochissimi altri a rinnovare gli studi sul Risorgimento italiano, e a far piazza pulita delle incrostazioni retoriche e oleografiche della tradizione. A quarant'anni di distanza, quella di Mack Smith rimane la migliore trattazione di un problema storico decisivo per comprendere la formazione e lo sviluppo dell'Italia unita: il "notevole conflitto di individui e di princìpi insorto nel 1860 sullo sfondo della rivoluzione di Sicilia e di Napoli, e che ebbe alla base il problema della scelta del sistema politico più adatto all'Italia liberata e del modo in cui lo si poteva attuare". In quel 1860, la rivoluzione radicale portò dapprima Garibaldi a Napoli, pronto ad avanzare su Roma; poi, l'abilità politica di Cavour ("il più grande statista dell'Europa del secolo XIX", nell'opinione di Mack Smith) riuscì ad indirizzare il movimento patriottico sulla strada dei plebisciti, che sancirono la fine della 'rivoluzione' e l'annessione del Sud al regno di Vittorio Emanuele II. Furono Garibaldi e Cavour, dunque, i maggiori artefici dell'"invenzione dell'Italia": e se fu Cavour a prevalere, l'intento di Mack Smith è quello di far emergere la grandezza anche politica della figura di Garibaldi, e di mostrare le ragioni di quel 'partito' che, benché sconfitto, diede un contributo decisivo alla causa dell'unità italiana. Per farlo, Mack Smith impiegò anni di accurate ricerche: "L'avvento dell'era del telegrafo dopo il 1850 rende oggi possibile un'analisi più esatta di quel perodo che di qualsiasi periodo precedente, ed io partii dal presupposto che seguire gli avvenimenti giorno per giorno e ora per ora avrebbe gettato nuova luce sul processo storico e sui movemti umani".
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