Gengis Khan. L'epopea del lupo della steppa
"Avevo sedici anni, un corpo perfetto e una formidabile voglia di distruggere...". Agli sgoccioli della propria esistenza, disteso su un oceano d'erba con gli occhi fissi all'azzurro del cielo, il vecchio, coraggioso guerriero Boortsu rievoca l'epopea dell'uomo di cui è stato fedele amico per tutta la vita: Temucin, il condottiero che passerà alla storia come Gengis Khan, l'imperatore di tutti i popoli, il capo del più vasto regno che la terra abbia mai conosciuto. Quando Boortsu lo incontra per la prima volta conosce già, per averle sentite narrare, le gesta di quel giovane alto, agile e silenzioso nei cui occhi crepita "un fuoco strano", il cui essere sprigiona "un'energia intensa". Rinnegato, derubato, scacciato dalle proprie terre dopo la morte del padre da una tribù nemica, Temucin è costretto a vagare, povero e perseguitato, attraverso la steppa. Ma Boortsu non esita a farsi suo amico e ad aiutarlo nei progettii di tornare a capo del proprio clan. Anzi, i due bevono l'uno il sangue dell'altro diventando 'anda', fratelli. Da questo istante le loro avventure si susseguono a ritmo tumultuoso in un vortice di cavalcate, banchetti, cacce, combattimenti feroci. E anche un turbine di amori: quello di Temucin per la bella Borte, la sposa il cui nome evoca lo zaffiro; quelli di Boortsu per le seducenti Gerelma e Regina dei Fiori. Vent'anni occorrono a Gengis Khan - "strumento del Diavolo", "flagello scaturito dalla regione di Gog e Magog", figura ancora avvolta nel mistero - per radunare i clan mongoli sotto la propria bandiera; poi compie le sue conquiste al galoppo e, affiancato da cavalieri impetuosi, si annette territori, travolge armate potenti, annienta civiltà protette da cittadelle inaccessibili. Diventando l'unico signore del mondo.
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