Il sogno di disegnare il mondo
Su un'isola della laguna veneta, un inquiteo, sedentario monaco del Cinquecento, esperto cartografo, si è accinto a disegnare una propria mappa definitiva del mondo. Senza mai lasciare l'angusta cella del suo monastero, timoroso del mondo al di fuori, ascolta i racconti dei viaggiatori in terre lontane che, avuto sentore di ciò che sta compiendo, accorrono presso di lui per dargli un contributo. Pellegrini, mercanti, esploratori, studiosi, missionari, ambasciatori si alternano dunque alla sua soglia riferendo di avventure mirabolanti, reami incantai, personaggi fantasici: cannibali e seguaci di Satana, orientali con il turbante, sirene, selvaggi del Borneo, Africa, India, Mesopotamia, Catai. Insieme discutono di Tolomeo, Salomone e Colombo; Gengis Khan e San Tommaso; tartari, crociati, persiani. Avido di conoscenza, curioso - come si addice a un uomo dell'epoca nuova, il Rinascimento - fra Mauro intraprende uno straordinario viaggio con l'immaginazione e registra ogni cosa su pergamena tentando di abbracciare la varietà infinita del mondo. Ma a poco a poco si rende conto dell'impossibilità di una rappresentazione ideale, perfetta dell'universo: giacché ha compreso che esso non è solo un'entità fisica di coste, continenti, mari, baie, scogliere ma è soprattutto il prodotto del pensiero e dell'immaginazione, paesaggio interiore e soggettivo di credenze, aspirazoni, sogni. Tutto può essere messo in dubbio, non esiste verità assoluta. E' possibile conciliare le opposte raffigurazioni della realtà, cogliere la tumultuosa diversità, riflettere la ricchezza soltanto esplorando il livello trascendente, spirituale, forse persino affrontando un itinerario all'interno dell'anima, della coscienza. Pian piano la 'mappa mundi' del cartografo veneziano assume così una dimensione magica, metafisica, ultraterrena che propone inattesi interrogativi e varca i confini di tutte le conoscenze acquisite.
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