L'Italia dell'Asse
"Se volessimo dare un altro titolo a questo libro potremmo ricorrere a questo: ""Attrazione fatale"", l'attrazione che Mussolini provò per quell'omino con i baffetti che, la prima volta in cui l'aveva incontrato, gli era apparso goffo e avvolto in un impermeabile striminzito. Ma quell'omino si chiamava Adolf Hitler. Il sole imperiale era tornato a sorgere sui colli fatali di Roma, la nazione era con lui, erano 'gli anni del consenso', il Duce, come un giocatore che, quando vince, non riesce più a trovare la forza di femarsi, vuole sempre di più: vuole diventare un leader mondiale, vuole esportare il suo sistema, ha 'sempre ragione'. E Hitler è con lui, lo lusinga, si dichiara suo allievo, lo ascolta, gli dà innumerevoli prove d'amicizia (e suo amico lo fu davvero, sino alla fine), lo lega a sé con il Patto d'acciaio. E allora via: nuove avventure, nuove puntate sempre più alte. Suona anche un primo segnale d'allarme: la guerra di Spagna è vinta (ma la macchina da guerra fascista ha cominciato a perdere qualche colpo), ma poi c'è il successo di Monaco in cui il mondo lo acclama come salvatore della pace. Per accontentare il Fuhrer impone le leggi razziali a un popolo che non è mai stato razzista e non presta attenzione alle relazioni della polizia che segnalano come, nel Paese, stia montando il malcontento. Si arriva alla crisi di Danzica: Hitler invade la Polonia e se la spartisce con Stalin, e nel maggio/giugno del 1940 la Wehrmacht dilaga in Francia. Mussolini era rimasto alla finestra (aveva forse capito che quello scontro era troppo grande per lui?), ma, quando la vittoria della Germania sembra inevitabile, si precipita in guerra per arraffare qualche briciola di bottino. Era il 10 giugno 1940. ""Quelli che Dio vuole perdere, prima rende folli"" ammonisce un proverbio che si perde nella notte dei tempi."
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