L'Italia in camicia nera
1919 - 3 Gennaio 1925: in meno di sei anni si decide il destino del nostro Paese: la vittoria 'mutilata'; i reduci che al ritorno dalle trincee non trovavano lavoro; il sogno di una rivoluzione che, come quella d'Ottobre, avrebbe dovuto nei sogni di molti portare al potere i Soviet degli operai e contadini; una violenza appresa o in trincea o, per sentito dire, dai bolscevichi che avevano rovesciato lo zar... Il governo? imbelle e sbalottato da una parte e dall'altra. Vittorio Emanuele III? preoccupato di una sola cosa, conservare la corona. L'esercito? chiuso nelle caserme.Il potere era lì, a portata di mano di chi non avesse scrupoli e, soprattutto, fosse deciso a tutto. Ora Benito Mussolini tutte queste caratteristiche le aveva, e di lui si può dire qualsiasi cosa tranne che non fosse un animale politico di prim'ordine. Sappiamo come è andata a finire: una marcia-farsa su Roma con un esercito che per disposizione del re sta a guardare, quindi l'investitura e il Parlamento definito "un'aula sorda e grigia", poi il potere...L'opposizione non sa cosa fare: è divisa e incerta, si illude di poter 'gestire' Mussolini. Quando Dumini e la sua banda uccidono Matteotti, non trova politica migliore che ritirarsi sull'Aventino, mentre il re se ne sta alla finestra. Mussolini traballa, gli stessi suoi seguaci cominciano a prenderne le distanze, ma nessuno sferra il colpo decisivo, e allora il 3 Gennaio 1925 con un discorso esplosivo e memorabile liquidò le garanzie costituzionali. Cominciava il regime e il fascismo da movimento diventava dittatura e un maestro di provincia diventava "Duce degli italiani".
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