Ci vediamo oltre l'orizzonte
Quando la vita chiama, il cuore risponde. Impossibile, però, dare ascolto a questo richiamo quando si è imbottigliati in un’esistenza troppo frenetica, un’esistenza come quella di Lorenzo, che ha sacrificato amicizie e passioni dando corpo e anima alla Londra dell’alta finanza. Non senza fatica, è riuscito a trovare l’onda giusta e a cavalcarla. E ora, eccolo qui: giovane e brillante, una macchina da guerra tirata a lucido e alimentata da adrenalina e ambizione. Ma il carburante si esaurisce. Lorenzo cade e affoga in quell’onda che prima lo teneva in piedi. Ha sopportato troppo, e ora si è spezzato. Il suo capo decide di allontanarlo per un po’, dandogli un permesso di qualche mese: il motore deve raffreddarsi perché la macchina possa ripartire con più prepotenza. E così, Lorenzo si rifugia a Fuerteventura – porto sicuro, isola di passaggio per chiunque voglia cercare nuovi orizzonti. Si tuffa nelle sue fredde acque accompagnato dalla tavola da surf finché, infine, inizia a sentirlo in lontananza: è lui, è il richiamo della vita. Forse, da qualche parte, c’è un’onda che lo aspetta. La cerca sull’isola, poi a La Palma e in Costa Rica, in un viaggio destinato a continuare. Ogni luogo lo accoglie e lo trasforma, restituendogli una versione sempre diversa di se stesso: il mondo diventa un labirinto di specchi nel quale ogni riflesso cela una nuova possibilità. Cosa fare? Inseguire il successo e la sicurezza? Oppure vagare, andare ancora avanti, attraverso ciò che non conosce? Né gli amici sparsi per il mondo, né la tenera malinconia di Buenos Aires e il ruggito di New York riescono a rispondere a queste domande. Lorenzo è costretto a seguire l’istinto: solo in India, seduto sul pavimento della scuola di Yoga, torna a respirare. Espira, inspira e realizza che quella mitica onda, forse, era proprio quel perdersi dal quale lui stava scappando. In quel trovarsi felicemente naufrago su ogni nuova isola, un po’ alla maniera di Ulisse, Lorenzo cerca ancora di capire che cosa voglia dire “Itaca”. Chissà che quella felicità, allora, non sia custodita negli attimi, celata dietro un ultimo, impercettibile orizzonte.