Tetti degni di un Dio. Fantasie e delizie dell'architettura abitativa dei Romani
Il nostro Paese è disseminato delle vestigia di uno splendido passato: tracce e resti più o meno riconoscibili, meglio o peggio conservati, di costruzioni un tempo maestose e imponenti, ricche tanto di vita quanto di bellezze artistiche e architettoniche. Sta a noi riscoprirne la magnificenza e riportarle ai fasti originari, prima con lo studio e la mente e poi attraverso un’attenta opera di recupero, affinché non restino pietra morta tra le vie delle nostre città o il verde delle nostre campagne. Ma cosa ci dicono, oggi, le rovine d’epoca classica a Roma, nel Lazio e nella Campania? Cosa riescono a comunicarci? Che aspetto avevano le dimore dei principes latini? A quali modelli si ispiravano? Che impatto avevano sul paesaggio, e che storie raccontavano ai contemporanei? Qual era il loro significato politico, il messaggio sullo status di chi le commissionava, riprogettava, acquistava e abitava? È per rispondere a tutte queste domande, restituendo all’antico sfarzo parte del nostro incomparabile patrimonio storico-artistico, che Andrea Carandini – assieme a Paolo Carafa e ad altri promettenti archeologi della loro scuola – ci guida in un viaggio suggestivo e appassionante tra principesche domus cittadine e ville destinate all’otium, tra palazzi di rappresentanza e maestose abitazioni patrizie. E, attraverso un rigoroso lavoro di interpretazione filologica, unito al desiderio di nutrire l’immaginazione del lettore, ci porta a riscoprire una parte significativa della nostra storia comune. In quello che l’autore definisce «un gioco impegnativo e allietante, che sta nel risolvere o indovinare un enigma che tuttavia mai interamente si scioglie».
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