Uomini e fiumi. Storia di un'amicizia finita male
In secca, dai corsi stentati, o gonfi di acque irruente e trascinanti: abbiamo cominciato (finalmente!) a preoccuparci dei cambiamenti climatici e della salute dei nostri fiumi, perché ci stiamo accorgendo che una risorsa che consideravamo scontata - rinnovabile - tanto scontata e inesauribile non è. Da tempo il nostro rapporto con i fiumi è di tipo parassitario: li usiamo e ne abusiamo, ne stravolgiamo la rete e la biodiversità, e poi ce ne dimentichiamo. Fino all’emergenza successiva, sempre più ravvicinata e catastrofica negli effetti. Se solo ricordassimo come vita, sviluppo sociale, tecnologico e culturale dell’umanità sono stati possibili grazie alle loro acque… «I fiumi sono stati l’ambiente naturale che più di ogni altro ci ha permesso di diventare ciò che siamo.»Stefano Fenoglio, che ha insegnato Ecologia e Zoologia all’Università di Torino, è un figlio dei fiumi. Li frequenta da quando era bambino, da decenni li studia e li monitora. Li ama da sempre. Spinto da una passione precoce e da una profonda conoscenza, guida qui un’avvincente «navigazione» alla riscoperta di questi amici - in passato intimi, curati e rispettati - e ci spiega come i fiumi abbiano permesso ai gruppi umani, da nomadi e cacciatori quali erano, di diventare stanziali e di dedicarsi all’agricoltura; come siano stati essenziali per soddisfare i nostri bisogni primari (sostentamento e igiene); come ci abbiano garantito difesa e nutrimento; come abbiano permesso l’insediamento e la formazione di grandi comunità, lo sviluppo economico, territoriale, tecnologico; come abbiano reso possibili le comunicazioni commerciali e culturali. Un reticolo vitale, così simile al sistema di arterie, vene e capillari che attraversa il nostro corpo e che nutre non solo il paesaggio, ma fin dall’antichità stimola lo spirito, l’intelligenza, l’inventiva e ha migliorato il benessere mentale dell’uomo. Maestosità, magia, bellezza, serenità, calma ed energia vivificatrice dei fiumi.