Stivali di velluto
Palermo, 1977. Il direttore di una sede periferica delle Poste viene trovato morto, in una pozza di sangue, nel suo ufficio. Dell’arma del delitto non c’è traccia, ma dalla cassaforte mancano dieci milioni di lire, così le indagini vengono archiviate: una rapina finita in omicidio, un faldone tra i tanti stipati negli scaffali della Mobile. Fino a quando quel caso, per uno strano scherzo del destino, finisce sulla scrivania di Giulia Vella, una giovane ispettrice e profiler che deve individuare il colpevole, a quasi cinquant’anni di distanza. Arriva da Milano e porta con sé segreti che non ha mai affrontato e con cui sarà costretta a fare i conti, in una Palermo quasi irreale, in cui il passato dà forma al presente. Saranno proprio le indagini a far incontrare a Giulia la parte più profonda di sé, mettendola di fronte a un’umanità calda e refrattaria a ogni etichetta. Così, poco per volta, l’ispettrice conosce la Sicilia, con il suo fascino e le sue contraddizioni, e i siciliani, tanto diversi da lei quanto capaci – come la collega Cuor contento – di leggerle dentro, facendola sentire accolta anche lontano da casa.