Philobiblon
Testo latino a fronte.Nel 1338 ad Avignone, alla corte del papa, si incontrarono due personaggi che avevano molte cose da dirsi, due bibliofili di eccezione: Francesco Petrarca e Riccardo da Bury, Cancelliere d'Inghilterra e amico del re Edoardo III. L'inglese Riccardo sembrò all'italiano "una persona di ingegno vivace e di buona cultura". Entrambi amavano i libri con passione vorace, li ricercavano, li raccolgievano e adoravano la sapienza degli 'antichi'. Ma mentre tutti conoscono Petrarca, pochi sanno chi fu Riccardo da Bury. Il Cancelliere del re era un diplomatico importante e ricco, ma soprattutto un 'amico dei libri' e un colto intellettuale protettore dei filosofi dell'Università di Oxford, quei 'moderni' che amava ospitare nella sua casa. 'Moderni' erano chiamati i filosofi che, maestri dell'analisi del linguaggio, prediligevano l'arte della logica, una disciplina che i 'continentali' (come il Petrarca) giudicavano piena di sottigliezze formali e astruse.Riccardo invece, pur ammirando e studiando la sapienza e la poesia degli antichi, racchiusa nei bei volumi della sua ricca e famosa biblioteca, teneva in gran conto le punte più avanzate della cultura contemporanea, facendo dell'ironia su coloro (i boriosi maestri dell'Università di Parigi) che fingevano di disprezzarla, ma poi "consapevoli della sua utilità correvano a studiarla di nascosto". Questa sua opera, il "Philobiblon", ci consegna un ritratto vivace ed elegante della cultura trecentesca e la testimonianza di una grande passione intellettuale.