Il mio cuore nudo
Dopo che ha confessato (e sconfessato) l'umanità, e che si è lui confessato, nello splendore severo delle poesie, in una simbolica ostensione del cuore (quante volte la parola cuore ricorre nei "Fiori del Male"!), Baudelaire si volge, in quella che sarà la sua ultima stagione, che è quella dei "Piccoli poemi in prosa", a fermare, senza più lo schermo dell'elaborazione poetica, le proprie riflessioni e le proprie "confessioni". Che prendono due direzioni non simultanee, e abbastanza distinte: quella impropria, all'apparenza più speculativa e virtualmente aforistica, dei "Razzi" (quasi illuminazioni in cui sedimenta il pensiero, e che presuppongono l'incredula attenzione di te che ascolti), e quella propria e dichiarata di un crudele e vasto 'raccoglimento', e cioè "Il mio cuore nudo". Questo secondo progetto diventa per lui una vera passione. Nel suo pensiero, è un'opera che potrebbe far impallidire le celebri "Confessioni" di Rousseau. Nelle lettere in cui ne parla, egli esplicita la causa prossima, che è poi il suo eterno rifiuto dello stato delle cose e l'affermazione di impopolari persuasioni: nel libro vuole radunare tutte le sue 'collere' e immagina che sarà un "libro di rancori" e una maniera di "far sentire incessantemente" che si sente "straniero al mondo e ai suoi culti". E, mettendo a nudo il suo cuore (sede del peccato, ma anche delle cose umanamente più preziose che ci siano), Baudelaire si rivela, come ha osservato Paul Valéry, più profondo e più vero di Pascal. Di questo duplice progetto, ci è rimasto un impressionante zibaldone; che, insieme con le note di natura privata, raccolte sotto il titolo di "Igiene" (una sistole del cuore, un nudo documento di luce morente e definitivamente gloriosa), costituisce un fedelissimo autoritratto, che somiglia anche al ritratto di ognuno di noi.Questa edizione comprende anche alcuni significativi "Pensieri d'album" e alcuni "Aforismi".Edizione con testo a fronte.
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