Genealogia della morale
Come una cometa che con la sua vicinanza minacci la terra, così anche la "Genealogia della morale" minaccia l'umanità. Anche dopo, cioè, che le grandiose conseguenze storiche della crisi che essa simboleggia si sono consumate. Perché ancora l'affermazione pura, che è il senso di questo pensiero, minaccia la vita ordinaria, di cui è trasfigurazione per contrasto. E perché gli interpreti non osano più affrontare questo problema. L'affermazione del divenire, del molteplice e del caso è gioco tragico eracliteo, che spazza via tutte le miserie, ma travolge le difese umane: l'essere, l'unità, la necessità, la conoscenza, la morale, la religione, la scienza, la società, lo Stato.Con il suo alito infuocato, quest'opera magra e poderosa, "di stile abbagliante, di una psicologia sempre più radicale, scintillante di ardite offese contro il suo tempo e irraggiante una bianca luce che abbaglia" (per usare le parole di Thomas Mann), può essere considerata, in senso speculativo, il testamento spirituale di Nietzsche. Nelle tre dissertazioni che la compongono, Nietzsche combatte le tre forme del nichilismo trionfante annidatesi nel cristianesimo: il risentimento, la cattiva coscienza e l'ideale ascetico. Ad esse contrappone una filosofia ispirata, che s'insabbia però sui banchi della spietatezza.Strumento della crisi europea e fruitrice della medesima, la "Genealogia" è uno scrigno contenente tali e tante ricchezze di arte e di pensiero, che avrebbe meritato le iperboliche lodi pronunciate da Nietzsche per il suo "Zarathustra".
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