Illusioni perdute

Illusioni perdute

Lucien è figlio di madre nobile e padre plebeo; si chiama Chardon, ma si fa chiamare con il cognome materno: Lucien de Rubempré. L'ambiguità della sua origine alimenta in lui il desiderio di essere accettato dall'alta società. Sogna di essere un poeta, e crede che la letteratura lo renderà un uomo ammirato. Ci riesce dapprima nella sua città di provincia, Angouleme, dove, in un ambiente zeppo di pregiudizi e luoghi comuni, seduce la dama più bella. Fugge con lei a Parigi, dove, tentando di far pubblicare le sue poesie, viene introdotto al mondo delle lettere e del giornalismo. E' una dura scoperta delle leggi non scritte che regolano il mondo della stampa: corruzione, intrallazzi, malafede, ipocrisia, servilismo costituiscono la realtà dei rapporti tra autori, editori, giornalisti, politici, direttori di teatro, attrici. Un circolo vizioso di complicità collega tutti questi tipi sociali: il denaro, il sesso, il potere si danno la mano e, tutti insieme, soffocano i grandi ideali e i veri sentimenti. Con questo romanzo Balzac mostra come l'iniziazione alla realtà della vita e della società diventi, nell'epoca moderna, una terribile esperienza di disillusione: non un'acquisizione ma una perdita. Sconfitto dalla capitale, Lucien torna a Angouleme, dove lo attendono nuovi tormenti. Quando sarà sull'orlo del suicidio, comparirà a salvarlo Vautrin, un personaggio già apparso in "Papa Goriot" e insieme continueranno le loro avventure nel successivo "Splendori e miserie delle cortigiane".
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