La torre
Edizione con testo inglese a fronte.Quando in Inghilterra qualcuno domanda quale è il maggiore poeta di lingua inglese dopo Shakespeare ottiene quasi sempre la stessa risposta: William B. Yeats. E' una risposta che meraviglia il lettore non solo italiano ma europeo, che di Yeats ha ancora una conoscenza molto pallida. Questo libro della Bur vuole finalmente contribuire alla gloria di Yeats anche in Italia: per la prima volta presenta un testo poetico intero - "La Torre", probabilmente il più grande, tradotto da Ariodante Marianni - e lo accompagna con il commento di Anthony L. Johnson, che svela ogni segreto di questo densissimo mondo simbolico. Se leggiamo Yeats siamo assaliti da due opposte impressioni. Da un lato, comprendiamo che tutta la sapienza intellettuale, simbolica e mitica dell'umanità, dall'India ai neoplatonici, da Virgilio a Blake, si è raccolta in questi versi. Ogni parola è un'allusione, ogni verso è un enigma, ogni poesia un cimitero e un trionfo di segni. Ma, dall'altra, chi è più naturale di lui? In quale poeta di questo secolo la poesia sgorga e prorompe con tanta prodigiosa potenza fantastica, come un dono degli occhi, delle mani e del corpo? Chi sa conquistare come lui anche l'ingenuo e l'indotto? I versi restano nella memoria e ci seducono anche se non ne afferriamo tutte le sfumature, come Shakespeare ci seduce per sempre anche se ignoriamo tutti i valori del suo stregonesco calderone verbale.Ecco che Yeats traduce i cori di Sofocle - li traduce ignorando il greco - e accade questo miracolo: il tardo epigone irlandese, nutrito di sapienza popolare e di potenza occulta, il letterato per cui "qualunque cosa arda nella notte, è nutrita dal cuore resinoso dell'uomo" - gareggia con l'antico poeta greco, gli è pari, forse lo vince.
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