Consigli ai politici. Testo greco a fronte
Nell'attuale rinascita dell'interesse per Plutarco, autore delle affascinanti "Vite parallele", nuova attenzione viene rivolta anche all'altro, non meno esteso, versante della sua produzione, i "Moralia", raccolta di oltre ottanta scritti che accanto a temi filosofico-etici toccano ogni aspetto dello scibile antico. Se alle "Vite" è affidato il sogno di gloria di Plutarco, la sua nostalgia di un'umanità eroica e magnanima, è forse nei "Moralia" che più direttamente si coglie non solo la dimensione della sua cultura, ma anche la sua più veritiera immagine di uomo: uno spirito saggio e tollerante, studioso e attivo, nutrito dei valori della grande tradizione ellenica, ma anche realisticamente consapevole della situazione dei suoi tempi, in una Grecia segnata dall'incombere irreversibile del dominio romano. Dal ricco archivio dei "Moralia" G. Giardini ha tratto, dandone impeccabile traduzione e interpretazione, un'antologia di scritti politici, in cui si snoda un filo di meditazioni sulle cose dello Stato. L'equazione che vi si pone non è tra politica e potere, ma tra politica e cultura. Plutarco non dà consigli su come conquistare il governo, ma su come gestirlo nell'interesse esclusivo della comunità. E in quest'ottica ciò che appare prioritario è la formazione culturale e morale dell'uomo di stato, che dev'essere politicamente esperto, tecnicamente preparato ad assolvere ai propri compiti, efficace nel linguaggio e soprattutto di altissima integrità. "Perché non è possibile che chi è ignorante insegni, che chi non è equilibrato possa dare equilibrio né governare chi non ha in sé il governo" Una lezione di stile prima che di tecnica, in cui si esercita la bravura dello scrittore, uno dei più amabili e concreti dell'antichità, e un'occasione per il lettore, indotto a verificare quanta risonanza questa lezione possa avere fra le perplessità e le disarmonie del nostro presente.
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