Novelle esemplari
Pubblicando nel 1613 le "Novelle esemplari" Cervantes non tace l'orgoglio di considerarsi "il primo ad avere scritto in lingua castigliana novelle" alla maniera italiana. Narrazioni 'esemplari' dunque, come modelli al radicamento in Spagna di un genere letterario di grande efficacia per delineare figure e casi avvincenti sì, ma che rechino anche lezioni di vita ispirate a una moralità laica prima ancora che cristiana. Qui è un'altra ragione, doverosamente più conclamata, dell'esemplarità di queste "Novelle". La più autentica e dispiegata però, è implicita; esse offrono lo spazio più congeniale e un'arte del narrare che delle convenzioni di una poetica esalta tutti gli ingredienti e le suggestioni, e questi combina e manipola in un gioco inesausto e sempre sorprendente di trame e linguaggi, di calchi e parodie. Gli scenari sono il Mediterraneo infestato di turchi o un Atlantico dominato dai corsari inglesi, dove si innescano peripezie da romanzo ellenistico, con ratti, agnizioni e lieti finali; e anche squarci di mondi esotici coi quali si confronta una civiltà cristiana e ispanica non sempre superiore. Una civiltà che in sé alberga conflittualmente universi, e altri scenari, a modo loro esotici, siano quelli edenici dei gitani o quelli depravati di picari e canaglie varie o addirittura quelli degradati dei propri eserciti che bivaccano nell'Italia e nelle Fiandre. In questi universi la sorte precipita spesso nobili fanciulle che, pur lambite dal vizio, infine approdano a virtuosi amori; ma vi si perdono, o ne traggono disincantate lezioni, reietti della società o creature surreali come il dottore che si credeva fatto di vetro o i due cani impegnati in un fitto dialogo picaresco e moraleggiante. Nelle "Novelle" è il fasto di una letteratura al suo apogeo ed è l'utopia caparbia e insincera di un artista entusiasta e di un intellettuale corrosivo, testimone tanto di grandezze patrie appena trascorse come della decadenza in atto.
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