Saggi di teodicea sulla bontà di Dio, sulla libertà dell'uomo, sull'origine del male
"Ogni opera è di circostanza, e tuttavia nessuna lo è. Più che per ogni altra, questo paradosso vale per la 'Teodicea'" (J. Brunschwig). L'occasione che sta all'origine dei "Saggi di Teodicea" è costituita dalle conversazioni avute da Leibniz con Sofia Carlotta, regina di Prussia, nel giardino di Charlottenburg a proposito della scandalosa filosofia di Pierre Bayle. Da quelle conversazioni nacque una sorta di memoriale scritto per l'amica. Allo stesso tempo la "Teodicea" si presenta come l'opera di una vita, il tentativo compiuto da Leibniz di esporre in modo sistematico la parte più rilevante del suo pensiero, di mettere ordine in meditazioni la cui traccia risale agli anni della gioventù. I temi della "Teodicea" sono quelli tradizionali della teologia razionale che, nel corso del Seicento, erano stati messi in crisi da Malebranche prima, da Bayle poi, e che vertevano sulle nozioni di bontà e di saggezza divine, sulla povvidenza di Dio, sulla libertà dell'uomo e sulla presenza del male. Tutti questi argomenti nella "Teodicea" si legano strettamente ai principi fondamentali della filosofia di Leibniz, che assume la forma di una matematica universale dalle complesse strutture barocche. In quest'opera Leibniz applica la sua filosofia ai labirinti della grazia e del libero arbitrio e ci dà la chiave per uscirne.
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