Tempi difficili
Dickens, come tutti i veri grandi narratori, fu una specie di sociologo. Osservò la società in cui viveva e non potè non accorgersi del nuovo mondo creato dalla rivoluzione industriale: un mondo duro, pieno di fatica e di dolore. Al suo apparire "Tempi difficili" fece molto scalpore e suscitò reazioni contrastanti. Macaulay, storico e uomo politico assai influente, rifiutò di recensire questo libro perché disapprovava il suo cupo socialismo, mentre John Ruskin, esperto d'arte e spirito umanitario, lo giudicò il miglior romanzo di Dickens. George Orwell, l'autore della "Fattoria degli animali" e di "1984", disse che non trovava in "Tempi difficili" una riga che potesse essere chiamata propriamente socialista e che, al contrario, vi trovava un orientamento decisamente favorevole al capitalismo. In realtà la simpatia di Dickens non va a Mr. Bounderby, un imprenditore senza scrupoli il cui unico obiettivo è il profitto, ma nemmeno al sindacalista demagogo Slackbridge. Va probabilmente alla dolce e indifesa Louisa Gradgrind, figlia di un uomo attento solo agli aspetti pratici e concreti della vita, che crede ciecamente ai principi dell'utilitarismo.
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