Scritti morali
"Epicuro è il filosofo del piacere, ma il piacere - egli insegna - consiste nell'assenza di dolore nel corpo e di turbamento nell'anima e chi vuole vivere nel piacere deve vivere come un asceta. Ma allora perché usare una parola tanto equivoca come 'piacere' per indicare il fine dell'uomo? ""Perché"" risponde Carlo Diano nello splendido saggio introduttivo che apre questo libro ""non c'era altra via per raggiungere e segnare a dito l'uomo nella nuda storicità del suo essere nel mondo, fuori di ogni forma collettiva o sacrale e ideale o di casta. E se ne volete la prova, andate in un ospedale. Solo lì potete intendere che cosa è la carne e che cosa il piacere e che cosa è il dolore, e come solo nella carne che dolora o che ha requie, questo nostro io, e diciamo anche l'anima, quell' 'unicum' insomma , che ciascuno è in quanto è quell'uno che è qui ora, emerga e si sveli a sé e agli altri, e si faccia, per così dire, vedere e toccare. E' da un'esperienza del genere che si muove Epicuro, simile, anche se le conclusioni sono diverse, a quella fatta da Budda. Ed è all'anima, all'io che egli si rivolge, in un mondo che ha già il nome di ecumene, che vuol dire terra abitata, e l'uomo, da publico fatto privato, è ormai 'uno dei molti' e si trova, per la prima volta, solo e senz'altro aiuto che di se stesso, faccia a faccia con il mistero dell'esistenza"". Edizione con testo originale a fronte."
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