La sala rossa
"La Sala rossa (1879) è il primo grande successo di scandalo che impose August Strindberg al pubblico svedese. In un tramonto di maggio, il giovane Arvid Falk osserva, da un'altura, Stoccolma ai suoi piedi e scaglia la sua sfida contro la città, febbrile di traffici, manovre militari, animata dall''esercito' del proletariato. Attorno alla guerra franco-prussiana, la Svezia si dischiude ad una difficile modernizzazione coi suoi strascichi di acute crisi sociali e spirituali. Falk percorrerà da giornalista e da ribelle idealista, questa società, emblematica d'ogni società, emblematica d'ogni società in trasformazione. Egli scoprirà l'inettitudine, la corruzione, la vacuità di istituzioni, uffici, ideali politici ed umanitari; di disillusione in disillusione, finirà paradossalmente per integrarsi nel sistema, non senza ambiguità che non fanno escludere possibili future rivolte. La sua esperienza e quella di tutta una generazione d'intellettuali - il sottotitolo del romanzo è ""Quadri di vita di artisti e di scrittori"" - s'intersecano fino a creare un'opera quasi corale, un affresco che sottolinea, con spregiudicata modernità, la dissoluzione dei sentimenti e delle certezze del mondo ottocentesco, il coagularsi delle spinte romantiche anarchiche, l'aprirsi delle prospettive dello scientismo, dello scetticismo, del nichilismo. Un recensore dell'epoca definì ""La Sala rossa"": ""Un libro a tratti molto cattivo, a tratti addirittura ripugnante, comunque la creazione di un carattere retto"", riconoscendo malgrado tutta la rabbia e l'onestà di fondo del corrosivo e geniale romanzo di un autore che aveva dichiarato: ""Io non scrivo per farmi chiamare poeta, io scrivo per colpire!""."
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