Timore e tremore. Aut-Aut (Diapsalmata)
C'era una volta un uomo che aveva sentito da bambino quella bella storia di Abramo (Gen., 22, 1 sgg.): come Dio tentò Abramo e come Abramo resistette nella tentazione, conservò la fede e riebbe per la seconda volta il figlio contro ogni aspettativa. Ormai avanti negli anni, egli leggeva la stessa storia con un'ammirazione ancora più grande, poiché la vita aveva separato ciò che la pia semplicità dell'infanzia aveva unito. Più avanzava negli anni e più spesso egli volgeva il suo pensiero a quel racconto, il suo entusiasmo cresceva sempre più, ma tanto meno egli riusciva a capire il racconto stesso. Alla fine dimenticò ogni altra spiegazione del fatto: la sua anima ansimava di un solo desiderio, quello di vedere Abramo, e di una sola nostalgia, quella di essere stato testimonio di quell'evento. La sua brama non era quella di vedere le belle regioni d'Oriente ne la magnificenza della Terra Promessa, né quei due pii coniugi la cui vecchiaia fu benedetta da Dio, né la venerabile figura del decrepito Patriarca, né l'esuberante giovinezza d'Isacco donatagli da Dio - per lui era indifferente che l'evento fosse accaduto in una landa deserta. La sua aspirazione era di accompagnarsi al viaggio di tre giorni quando Abramo camminava preceduto dal dolore e avendo al fianco Isacco. Il suo desiderio era di essere stato presente nell'ora in cui rimandò indietro gli asini e solo con Isacco salì sulla montagna: poiché ciò che l'interessava, non erano gli artificiosi tremori della filosofia ma il brivido del pensiero. Soren Kierkegaard Con l'appendice: Aut-Aut Diapsalmata