Memorie
Carlo Goldoni aveva settantasette anni quando, nel 1784, prese a narrare i casi della sua vita e a far la storia della sua memorabile attività teatrale; già da ventidue anni si trovava a Parigi: la lunga dimestichezza con quella lingua e certo anche l'intenzione di dedicare l'opera a Luigi XVI lo indussero a stendere quelle lunghe pagine in francese: un francese per la verità assai piano e bonario. Tre anni egli impiegò in questa fatica: e ancora tutto immerso nel suo lavoro lo sorprese nel 1784 l'Alfieri, in visita a Parigi. Opera di una avanzata vecchiaia, i "Mémoires" non hanno forse la straordinaria vivacità delle prefazioni autobiografiche che il Goldoni scrisse per le edizioni italiane delle sue commedie, ma costituiscono comunque un insostituibile quadro del teatro del '700 attraverso la diretta esperienza di colui che ne fu senz'altro il principale protagonista ed autore. Per coglierne pienamente il senso - al di là della inguaribile e quasi paciosa bonomia goldoniana, al di là degli opportunismi cui tranquillamente il Goldoni si piegava in tutto ciò che non era essenziale alla sua poetica e alla sua ideologia - queste "memorie" vanno lette anche tra le righe, e tenendo ben presenti l'opera teatrale del Goldoni e il momento in cui le "Memorie" stesse si collocano: un quadro storico e psicologico che un'accurata prefazione di Lunari, dedicata agli "Ultimi anni del Goldoni a Parigi", ricostruisce nelle sue linee essenziali e più significative.
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