Nessun luogo è più casa
La signora Gretel Fernsby, novantun anni e una lingua ancora vispa e tagliente, vive da decenni in un bell'appartamento londinese che affaccia su Hyde Park: ha giorni tranquilli, non privi di serenità, nonostante abbia visto, con i suoi occhi di bambina, l'orrore della Germania nazista. Di quando e del perché, dodicenne, era scappata da una Berlino rasa al suolo, la signora Fernsby non parla mai. Non parla del difficile dopoguerra, trascorso a Parigi con la madre. Soprattutto non parla del fratellino Bruno, né del padre, ufficiale in comando di uno dei campi di sterminio più famigerati del Reich. Ma i ricordi bruciano sempre, alimentati dalla fiamma della paura che qualcuno scopra la verità, dal rimorso per ciò che è stato e non ha rimedio. Quando una giovane coppia si trasferisce nell'appartamento sotto di lei, a dispetto della riservatezza che si è imposta, la signora Fernsby stringe amicizia con il piccolo Henry, il loro figlio taciturno e appassionato di romanzi d'avventura. Capisce presto che la madre di Henry è una donna impaurita, sposata a un uomo dispotico e manesco. Ancora una volta, eccola dinanzi a una violenza e a un bivio: quand'era una bambina non aveva saputo combattere, ora la vita le presenta un'occasione nuova per aiutare un ragazzino in difficoltà - un innocente che si fida di lei, come di lei si fidava suo fratello. È un'opportunità di espiazione, giunta ormai a fine corsa, ma pretende un passo gigantesco e il coraggio di contrapporre, al castello di bugie in cui si è asserragliata, la dirompenza di un gesto generoso.