Le furie di Hitler. Complici, carnefici, storia delle donne che appoggiarono il Reich
«Volevo dimostrare di non essere da meno di un uomo» ha risposto Erna Petri a chi le chiedeva come avesse potuto freddare a bruciapelo sei bambini ebrei ai quali, poco prima, aveva offerto ospitalità. E il suo non fu un gesto isolato. Durante la Seconda guerra mondiale, quando il Reich si estese verso est, migliaia di giovani tra insegnanti, infermiere, segretarie e interpreti si trasferirono nelle regioni occupate e finirono per essere coinvolte nella macchina dell'Olocausto. La storia di queste donne, soprannominate le "furie di Hitler", è stata spesso trascurata, soppressa, camuffata. La storiografia se ne è occupata poco, e così anche i processi giudiziari, da Norimberga in poi. Ma le donne che assassinarono a sangue freddo i prigionieri ebrei o i nemici del Reich sono esistite, erano tante, e particolarmente sadiche e spietate: solo nei lager ben 5000, un decimo del totale delle guardie, e uccidevano per non valere meno degli uomini. Dopo numerose ricerche d'archivio e interviste ai testimoni, Wendy Lower porta alla luce il loro mondo di inconcepibile ferocia, aggiungendo un tassello fondamentale alla comprensione della più grande tragedia del Novecento, ma soprattutto della storia e della natura umana.