Imprevedibili sprazzi di paternità
Brevi lezioni su come uomini, padri, figli si diventa. L'anno prima di pubblicare il suo romanzo d'esordio, il futuro premio Pulitzer Michael Chabon si ritrova a parlare, a una festa, con uno scrittore affermato, che gli somministra senza mezzi termini un consiglio non richiesto: «Non fare figli» dice. «Ecco quanto. Non ne fare. È tutta qui la legge della vita.» A vent'anni di distanza, dopo quattro figli fatti e numerosi libri pubblicati, è a questo scambio di battute che Chabon affida l'apertura della raccolta che avete in mano, pensata per essere una meditazione estrosa ed elegante – niente di meno rispetto a quanto ci ha abituati il suo sguardo obliquo e sempre centratissimo – su cosa significhi essere genitori oggi. C'è, in questa sottile e impagabile collezione di pensieri, che prende spunto da episodi autobiografici, un tentativo sincero e meditato di mettersi in ascolto dei propri figli, di guardarli e capire quale sia il limite dell'intervento, delle parole da usare, della libertà da dare. Che poi, forse, è proprio lo stesso atteggiamento dello scrittore davanti a una nuova storia.