Gargantua e Pantagruele. Ediz. bilingue
"E' il suo un mondo che esprime anzitutto una fiducia nella vita. Rabelais godeva nel sentirsi un uomo immerso nella natura, sanguigno, dominato dagli istinti. Quasi per accentuare la "prepotenza" di quella sua realtà e armonizzarla grottescamente con la sua illimitata educazione culturale, egli ingrandì le proporzioni anche fisiche dei suoi eroi e nel gigante Gargantua creò una paradossale figura di letterato e di atleta. La sua veemenza e la sua iperbolica ingordigia mai furono rese con mezzi altrettanto calzanti e corrispondenti. La gioia di vivere nel proprio tempo, la felicità di vivere nel presente, che i silenziosi umanisti avevano espresso tranquillamente, in Rabelais assumono forme e accenti di un'esasperata violenza: l'amore della Physis diventa gastrolatria, l'abbandono alla natura precipitava nell'oscenità. E non è possibile non pensare in questo caso a una polemica contro i miti, contro il vuoto spiritualismo, contro il mortificante ascetismo, contro l'incubo e l'ossessione della morte che aveva oppresso le coscienze del secolo precedente. La letteratura come forza, come energia."Giovanni MacchiaEdizione con testo a fronte.
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