Ricordi. Testo greco a fronte

Ricordi. Testo greco a fronte

Marco Aurelio scrisse i "Ricordi" nei ritagli di tempo che gli lasciavano le gravi cure del governo e le ripetute campagne di guerra contro le tribù germaniche. Questo grande documento del tardo stoicismo non è una trattazione sistematica, ma un esame di coscienza, una serie di riflessioni private per arrivare a una più profonda conoscenza di se stesso; e il tono semplice e intimo, privo di ornati stilistici, rende l'opera ancora più avvincente.Il regno di Marco Aurelio, secondo il giudizio dello storico Edward Gibbon, fu l'"unico periodo della storia in cui la felicità di un grande popolo fu il solo obbiettivo del governo": l'imperatore cercò con tutte le sue forze di tradurre in pratica quanto la sua coscienza morale, la parte divina di se stesso, il suo 'demone', gli imponeva. Il suo ruolo di 'imperatore filosofo' era ben arduo e contraddittorio, se si considera che per la filosofia stoica, in accordo con il pensiero eracliteo, il mondo è un perpetuo fluire di tutte le cose, e infinitamente piccole e fugaci sono le passioni degli uomini, nient'altro che "zuffe di cani intorno a un osso"; la gloria è oblio e illusione. Ma qui in Marco Aurelio si ridesta la tradizione politica romana, il sentimento dello Stato per cui tutto dev'essere subordinato al bene della cosa pubblica: "Come Antonino, la mia città e la mia patria è Roma; come uomo, il cosmo".Questa edizione dei "Ricordi" è arricchita da un ampio commento di Marcello Zanatta.Edizione con testo originale a fronte.
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