La Roma dei papi ai tempi dei Borgia e dei Medici (1420-1520)

La Roma dei papi ai tempi dei Borgia e dei Medici (1420-1520)

L'arrivo del papa Martino V a Roma nel 1420 chiude definitivamente il settantennio della cattività avignonese e il periodo del Grande Scisma, che al suo culmine ha visto tre papi occupare contemporaneamente il sacro soglio. Inizia un'epoca carica di nuove contraddizioni e difficoltà in Italia e in Europa, che vedrà la caduta di Costantinopoli a opera dei Turchi e la perdita delle libertà italiane. In questo contesto il fasto e la corruzione che avevano caratterizzato la corte pontificia di Avignone raggiungono ora eccessi sconcertanti: il nepotismo diventa regola di condotta politica, dilagano la compravendita dei benefici ecclesiastici e il traffico simoniaco, i gettiti enormi del prelievo fiscale spesso non bastano a sostenere il costo del lusso, delle feste, delle guerre, ma anche della grande politica culturale con cui i papi intendono esprimere la centralità del ruolo della Chiesa. La corte pontificia patecipa al movimentro umanistico e con la formazione della Biblioteca Vaticana e dell'università, con l'opera dei più grandi artisti del tempo, fa di Roma uno dei principali centri del Rinascimento italiano. Un nuovo urbanesimo trasforma la città, ne progetta i grandi rettilinei moderni; sorgono i palazzi dei papi, dei cardinali, dei banchieri, dei mercanti. L'epoca si conclude con il sacco di Roma, nel 1527: da molti considerato un castigo divino per tanta corruzione, annuncia la condizione di servitù a cui la decadenza politica ha trascinato l'Italia di fronte ai grandi stati assolutistici europei.
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