La bottega dell'antiquario
E' indicativo che Poe mostrasse una particolare predilezione per "La bottega dell'antiquario", pur riscontrandovi quell'eccesso di commiserazione che, con la morte della piccola Nell, coinvolse migliaia di lettori di qua e di là dell'Atlantico. Di Little Nell si disse allora che era "commovente come Cornelia" e un'eco di Shakespeare sembra cogliersi nel suo stesso persecutore, il nano Quilp, le cui perverse macchinazioni sostengono la trama vittoriana della fanciulla inerme e perseguitata. Per il lettore moderno, tuttavia, il motivo principale di seduzione deriva dalla misteriosa e bizzarra bottega di anticaglie con cui si apre il romanzo; e quando il vecchio antiquario e la bambina son costretti ad andare raminghi, quel mondo inusitato sembra animarsi in una serie di incontri mirabolanti e fortuiti, degni della più spericolata tradizione picaresca. E' questa corte di miracoli a cui appartengono i mestieranti più incredibili, da un ammaestratore di cani a un burattinaio, alla proprietaria di un museo ambulante di cere, a fornire una straordinaria galleria di tipi, di macchiette e di storie minori sullo sfondo di un'Inghilterra altrettanto mutevole, di volta in volta formicolante, lugubre, derelitta. Una storia, come mette in evidenza la preziosa introduzione di Giorgio Manganelli, gremita di simboli e di allusioni favolistiche reinterpretate in chiave grottesca, ingenua e colta a un tempo.
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