Consolazione della filosofia. Testo latino a fronte (La)

Consolazione della filosofia. Testo latino a fronte (La)

"Poche opere ebbero, per tutto il corso del Medioevo, la fama e il prestigio della ""Consolatio Philosophiae"" di Boezio - il senatore romano giustiziato da Teodorico nel 524, che Dante celebra nel ""Paradiso"" fra le anime sapienti del cielo del Sole. Scritta in prigionia, alla vigilia della morte, l'opera reca l'impronta di quelle esperienze estreme in cui un uomo, senza più futuro, è indotto a rimeditare i valori e gli ideali sui quali ha fondato la vita. Boezio era un intellettuale di vastissima dottrina, uno degli ingegni più lucidi del suo tempo, imbevuto di cultura neoplatonica ed aristotelica. Vissuto ""al limite di due mondi"", nel fosco tramonto della civiltà romana - e tuttavia mantenendo in vita il patrimonio filosofico antico - egli fu, come pochi altri, consapevole della crisi in cui si dibatteva l'Occidente. Giustamente potè apparire l'ultimo dei Romani e il primo dei tempi nuovi, il fondatore della scolastica. Ma nessuno dei suoi molti trattati dottrinali ebbe echi così intensi come ""La consolazione della filosofia"": questa sorta di romanzo filosofico, misto di prosa e di versi, che condensa e sintetizza, nei termini di una meditazione lucida e commossa, il vasto dibattito del pensiero etico classico sui problemi perenni della coscienza: il male e il bene, il Fato e il libero arbitrio, la volontà e la prescienza di Dio. Dell'opera, cui è premessa l'introduzione di una medievalista illustre, Christine Mohrmann, è qui pubblicato il testo integrale, tradotto e annotato da Ovidio Dallera. Sono inoltre riprodotte nel volume le miniature di un codice berlinese del XV secolo. Edizione con testo a fronte."
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