Il novellino
"Il Novellino" dà l'impressione di un solaio narrativo nel quale si può trovare di tutto, squisitezze e schegge inservibili, una spada di Toledo, una vecchia macchina da scrivere, un fantasma che ha disimparato a parlare, l'ultima salma impagliata di un animale definitivamente scomparso dalla faccia della terra. In ogni caso questi oggetti estranei e ostili, giustapposti in un luogo appartato, hanno questo in comune: sono tutti morti. Ed ecco che l'enigma de "Il Novellino" sale di grado: che non fosse un libro era importante, ma ora possiamo cominciare a capire perché non lo era, perché il compilatore, oscuramente avvertito di una qualità torbida e disfatta, abbia cercato di dare a quel ricettacolo stranamente felice e tuttavia intimamente notturno, la consistenza socievole di un 'libro'. Ma "Il Novellino " è irriducibile: è troppo innocente per essere educato alle buone maniere della letteratura. Resta un groviglio di oggetti discontinui e consumati. Posto agli inizi della nostra narrativa, questo libro senza titolo, di ignoto o ignoti autori, di testo incerto, non è affatto un'opera iniziale: non inaugura nulla, né una maniera di raccontare, né un genere, non si presenta come un prototipo, un modello, un'idea di letteratura; al contrario, ed è questa una delle squisitezze di questo testo dal nome infantile, "Il Novellino" è un libro conclusivo, finale; è, appunto, quel solaio doi oggetti splendidi di finta vita, casuali e distratti; il loro fascino consiste nella loro fastosa memoria e nella definitiva inutilità.(Giorgio Manganelli)
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