La serva e il lottatore
Un magistrale quadro della storia recente del Centroamerica che, dipingendo poche vite in uno spazio di tempo contratto e denso, basta a distillare l'orrore di San Salvador nel 1980, quando la guerra civile cominciava. «Ogni pagina risuona di paura, e così chi legge. L'America Latina è questa» – Roberto Bolaño Qui la morte in faccia ce l'abbiamo tutti. È mattino quando Albertico e Brita spariscono. La prima che se ne accorge è María Elena, l'anziana domestica che arrivando a casa loro la trova vuota; ed è lei che per dare una mano alla famiglia deve chiedere aiuto a un uomo che appartiene al suo passato: El Vikingo, un ex lottatore, ora poliziotto al servizio del regime salvadoregno. Spera di ottenere da lui informazioni sulla sorte della coppia, ma il tentativo la sprofonda in prima persona, lei, vecchia serva con le vesciche ai piedi, nel gorgo della guerriglia che infiamma le strade del Paese, tra studenti mascherati e barricate, e gente uscita per vendere un cesto di verdura e colpita a morte da un proiettile. Romanzo duro sorretto da una lingua asciutta e vigorosa che assalta il lettore di continuo, «La serva e il lottatore» è una ripida discesa, senza riparo, in un paesaggio dolorosamente assolato e buio fatto di appetiti rivoluzionari e ferite insanabili.
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