Una vergine sciocca

Una vergine sciocca

Negli anni Venti la catastrofe è ancora invisibile nei salotti e per le strade di Anversa. Qui la comunità ebraica è un piccolo universo pulsante nel quale Gittel si muove con la grazia e la risolutezza di una dodicenne curiosa. Intorno a lei si allarga e ruota un esuberante cosmo di umanità varia: zii e zie più o meno pirotecnici, una madre collerica amante dei vestiti alla marinara, un padre che è da sempre "uno shlemiel, uno sventurato, e lo sapeva", nonne rissose pronte a firmare improvvisi armistizi, mendicanti di mestiere depositari di spiritose storielle, un ricco banchiere che le apre la propria casa e un mondo nuovo, una baronessa pacchiana, agghindata con piume di struzzo, che tuttavia "Rubens probabilmente avrebbe dipinto volentieri". Tra queste voci dolcemente dissonanti, Gittel vive una stagione tanto breve quanto pervasa di scoperte; trovando nelle persone grumi inaspettati di generosità, imparando da altre che consegnarsi con fiducia a qualcuno può essere un errore. “Una vergine sciocca”, pubblicato per la prima volta nel 1959, fu riconosciuto subito dalla critica come un “capolavoro perfetto”, ma l’improvvisa scomparsa della sua autrice si prese anche il destino del romanzo. Ida Simons, pianista di fama internazionale, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, tornò alla vita del dopoguerra consegnando un’opera di grande poesia e vivacità, figlia di un talento straordinario, il luminoso spaccato di un modo di stare al mondo che di lì a poco sarebbe stato tragicamente sommerso.
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