Carta straccia. Il potere inutile dei giornalisti italiani
Ripercorrendo la sua carriera e in un certo senso la storia del giornalismo italiano, Giampaolo Pansa abbatte il potere della carta stampata e delle tv in Carta straccia. Il potere inutile dei giornalisti italiani. Dopo cinquantanni trascorsi in varie e autorevoli testate italiane, con incarichi vari e molto diversi tra loro, il celebre giornalista si è fatto unidea del proprio mestiere e soprattutto dei suoi colleghi che qui giudica senza pietà. Quello che da molti è considerato un potere occulto, in grado di smuovere montagne e rimuovere politici, è in realtà per Pansa inutile se paragonato al mondo politico, economico e giudiziario. Sembra così gridarlo ai giornalisti di ogni parte, togliendogli lillusione di contare qualcosa. Questa sua considerazione così precisa e così netta è giustificata dallautore de Il sangue dei vinti da molti episodi personali vissuti nel mondo del giornalismo, in testate quali Repubblica, lEspresso e Libero. Destra e sinistra leditorialista le ha attraversate vedendo brutture in entrambe le parti, tra interviste di favore, articoli guidati e una faziosità politica per lui insopportabile. Il giornalista così si autoannulla e diventa pedina di un potere più alto, più estremo. Dalla sua prima macchina da scrivere fino allentrata in grandi testate, Pansa si è sentito guidato da grandi direttori che imponevano regole ferree, ma che poi si sono trasformati in lacché di qualche parte politica. Nel centrodestra Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri non hanno così risparmiato colpi a nessuno, a volte venendo meno ai principi etici del buon giornalismo, mentre nel centro sinistra Ezio Mauro e Carlo De Benedetti hanno guidato una feroce campagna anti-berlusconiana, a suon di colpi spesso sleali e non del tutto veritieri. In cosa si è trasformato allora il giornalismo? Carta straccia ce lo suggerisce con le personalissime interpretazioni dellautore che ci riporta però sconosciuti fatti di cronaca giornalistica.