Processo al buio. Lezioni di etica in venti film

Arringhe fiume che commuovono le giurie fino alle lacrime, virtuosismi oratori (come se tutti gli avvocati fossero attori di Hollywood), gestualità sfacciata fino alla maleducazione, presenza scenica da istrioni... Questo succede nei processi che vediamo al cinema. Nella realtà, inutile dirlo, le cose non vanno così. A spiegarcelo, con aneddoti personali e fatti di cronaca, è Remo Danovi, avvocato di lungo corso che negli anni ha sempre coltivato la passione per i legai thriller cinematografici come II socio, II verdetto, Presunto innocente, II cliente, Erin Brockovich, La parola ai giurati eccetera. Film (e in molti casi libri) ben noti al grande pubblico, che Danovi utilizza per riflettere non solo sulle improbabili ricostruzioni cinematografiche, ma sui problemi e le storture della giustizia vera e propria.