In nome di Dio. Religione, politica e totalitarismo da Hitler ad al Qaeda
Negli anni successivi alla Prima guerra mondiale l'Europa, gravemente provata dal lungo conflitto, costituì un terreno ideale di coltura per le appassionate predicazioni di fanatici visionari e di profeti che offrivano "religioni politiche", alternative a quelle ufficiali. Sorsero così, e si affermarono nel continente, movimenti che riuscirono a dar vita a totalitarismi con aspirazioni onnicomprensive: il comunismo, il fascismo, il nazionalsocialismo, i quali, pur con diversità anche rilevanti tra loro, proponevano il paradiso in terra, la giustizia sociale, la creazione di un "uomo nuovo". Il Partito veniva idealizzato, il Capo quasi divinizzato, investiti entrambi di una dimensione "sacrale" nel corso di adunate e grandiose manifestazioni producendo inevitabili scontri con le Chiese ufficiali. Nel solco tracciato dai totalitarismi del Novecento trova la sua collocazione anche il recente movimento del fondamentalismo islamico: alla ricerca di un improbabile riscatto da una deludente situazione politica, economica, sociale del mondo musulmano in generale, viene promesso ai seguaci che il popolo dell'Islam, riunito sotto un solo governo (totalitario) e guidato da una sola legge, la sharia, potrà avviarsi a un luminoso futuro. Soltanto in parte, secondo Burleigh, il terrorismo di questa matrice può essere considerato un fenomeno nuovo: nella sostanza ricalca movimenti già presenti nel mondo occidentale (anarchici, nichilisti, Ira, Eta), e comunque non costituisce per il mondo una minaccia paragonabile al rischio di catastrofe nucleare che ha accompagnato gli anni della Guerra fredda. Frutto del lavoro di uno dei maggiori storici del nostro tempo, "In nome di Dio" racconta gli ultimi cento anni delle vicende sociali e politiche attraverso il prisma del rapporto tra politica e religione, mettendo in discussione giudizi consolidati e antichi pregiudizi: si tratta di un'opera che tutti gli appassionati di storia devono conoscere.
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