Come è profondo il mare. Biografia del capolavoro di Lucio Dalla
È il 1977. Da qualche anno il mondo della musica è travolto da un'ondata di cambiamento che tocca tutti i generi tradizionali: i favolosi anni Sessanta, con le illusioni adolescenziali dei Beatles, sembrano preistoria, la rivoluzione punk è alle porte. In Italia gli storici interpreti di "canzonette" vengono scalzati da nuove figure tra cui, da un lato, i fautori del rock, dall'altro una generazione di artisti "impegnati" che danno più rilievo ai testi e che, con una felice intuizione di Vincenzo Micocci - produttore dell'etichetta IT -, saranno chiamati "cantautori". Tra questi due poli, indipendente e fuori dagli schemi, c'è Lucio Dalla. Musicista autodidatta, tutto "genio e sregolatezza", Dalla viene dal jazz ma ha sperimentato il beat e negli anni Sessanta ha cantato a Sanremo; non ha ancora conquistato il grande pubblico, eppure la critica è entusiasta di lui. Ha appena posto fine a un sodalizio artistico con il poeta Roberto Roversi che ha generato tre dischi "difficili", e si trova a un punto di svolta. Dopo un esperimento di tale portata, sembra impossibile tornare ai vecchi parolieri, e così Dalla decide di tentare una strada nuova: si ritira alle isole Tremiti e, quasi di getto, in pochi mesi scrive testi e musica di un album destinato a diventare una pietra miliare, "Come è profondo il mare". Il risultato è un trionfo sconvolgente: l'album incontra il consenso del pubblico di massa e consacra definitivamente Lucio Dalla come musicista di talento e autore raffinato e anticonformista. Questa monografia racconta la storia di un capolavoro, attraverso le diverse voci di chi ha assistito alla sua genesi, ha lavorato a stretto contatto con Dalla, in un clima di eccitazione e di fervore creativo. A parlare sono gli amici, i musicisti, i tecnici del suono, i fotografi e i semplici sostenitori, intervistati dalla storica penna del giornalismo musicale, e amica di Dalla, Marialaura Giulietti. Ne esce il ritratto di un mondo perduto, l'immagine nostalgica di una discografia "artigianale" che non esiste più e di un'Italia in cui tutto stava cambiando e tutto sembrava possibile.
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