Il giudice Porfirij. Un serial killer nella San Pietroburgo di «Delitto e Castigo»

Il giudice Porfirij. Un serial killer nella San Pietroburgo di «Delitto e Castigo»

A San Pietroburgo è pieno inverno, un freddo che stacca la pelle. Impiccato a un albero nel Parco Petrovskij, penzola il cadavere congelato di un uomo alto e massiccio, quasi un gigante, con una scure insanguinata sotto il cappotto. Poco distante, stipato in una valigia, un nano, il cranio spaccato da una profonda ferita. Tutti, inclusa l'anziana prostituta che ha scoperto i due corpi - insieme a seimila rubli e un mazzo di carte da gioco pornografiche - sono convinti che il gigante si sia tolto la vita dopo aver infierito sul suo grottesco compagno. Ma il giudice istruttore Porfirij Petròvic, alla sua prima indagine dopo l'arresto del giovane Raskòl'nikov, non ne è così sicuro. L'autopsia rivela, infatti, che l'impiccato è morto per avvelenamento e la terribile ferita è stata inferta al nano 'post mortem'. L'unico indizio per scoprire l'identità delle vittime è una ricevuta del monte dei pegni rinvenuta sul corpo dell'impiccato: Virgìnskij, uno studente ridotto alla fame e con il vizio del laudano, aveva impegnato alcuni libri non suoi per racimolare qualche spicciolo. Nei quartieri più malfamati della città, tra derelitti e ladri di anime, Porfirij Petròvic ingaggia una vera e propria guerra all'assassino, finché, con lucidità e con astuzia, giunge a incastrare tutti i tasselli di un mistero intricato e oscuro quanto i recessi dell'anima russa.
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