La pazzia di Aldo Moro
Dal 16 marzo al 9 maggio 1978 Aldo Moro scrisse dal carcere delle Br alla famiglia, agli amici e ai membri del suo partito 80 lettere. Tra quelle recapitate nessuna sortì l'effetto desiderato dall'autore - indurre il governo a trattare per la sua liberazione. I partiti di maggioranza dapprima ne misero in dubbio l'originalità, poi l'"ascrivibilità morale", infine si limitarono a ignorarle. Perché? Per quale motivo si rifiutò il dialogo con quella voce che proveniva dalla prigione del popolo? Marco Clementi risponde a queste domande scegliendo di far parlare innanzitutto i documenti di quei 55 giorni: non solo le lettere di Moro e il suo memoriale, ma anche i comunicati delle Br, i giornali, le memorie dei politici e dei brigatisti, gli esiti delle commissioni d'inchiesta parlamentari e dei processi. L'analisi di queste carte e, soprattutto, l'ampia ricostruzione del profilo storico delle Br e di Aldo Moro inseriscono il sequestro nel quadro più vasto degli equilibri politici e sociali dell'Italia di quegli anni. L'autore denuncia così il grande inganno della "pazzia" di Aldo Moro. Quel prigioniero apparentemente plagiato dai suoi carcerieri riacquista in queste pagine la lucidità di un uomo che ha cercato, lettera dopo lettera e attraverso il memoriale, di trovare un compromesso tra lo Stato e i brigatisti. Tuttavia, gli interessi in campo (la Dc e il Pci impegnati nella politica della solidarietà nazionale, i brigatisti alla ricerca di un riconoscimento da parte di quello Stato che volevano abbattere) determinarono la sconfitta della strategia di Moro e la sua tragica fine.
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