Anatomia dei processi di Norimberga
Sessant'anni fa, tra il novembre 1945 e il 1949, a Norimberga, un tribunale istituito dalle potenze alleate giudicò i crimini di guerra commessi dalla Germania nazista. Fu un evento epocale di cui Telford Taylor, membro del collegio d'accusa americano nel primo processo e pubblico ministero negli altri dodici, ci offre una straordinaria e unica ricostruzione. Aggiungendo all'attenzione dello storico il sapore della testimonianza oculare, l'autore rivela le rivalità e le ripicche tra i rappresentanti degli Alleati, l'abilità professionale degli accusatori e le loro incredibili gaffes, l'agghiacciante deposizione degli ufficiali delle SS e l'orrore incredulo dei giudici di fronte alla prima proiezione pubblica dei filmati girati all'interno dei lager. Ma "Anatomia dei processi di Norimberga" è anche l'analisi profonda e documentata di un momento storico che ha segnato una svolta profonda nella coscienza collettiva, con il disvelamento di quello che è considerato il male del secolo, l'Olocausto, e nella coscienza giuridica internazionale, con la proclamazione ufficiale dei "crimini contro la pace, contro la guerra e contro l'umanità". Taylor s'interroga sull'immoralità e l'illegalità della guerra d'aggressione - un tema che ancor oggi anima le discussioni dell'opinione pubblica mondiale - giungendo alla conclusione che il processo si impose come l'unico modo per appianare le tensioni tra vincitori e vinti e per riportare la Germania a ricoprire il suo ruolo di potenza occidentale ed europea. Altrettanto inoppugnabile, del resto, è la frase con cui si chiude il libro: "Le leggi di guerra non si applicano solo ai presunti criminali delle nazioni sconfitte. Non esiste motivo legale o morale per sottrarre al giudizio i paesi vincitori. Le leggi di guerra non sono a senso unico".
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