Cent'anni di psicanalisi. E il mondo va sempre peggio
"Volevamo realizzare un libro sulla psicoterapia, che fosse informale, selvaggio, perfino divertente; un libro che rischiasse, che trasgredisse le regole, che passasse col rosso." Con queste ambizioni, James Hillman e Michael Ventura si interrogano sugli obiettivi raggiunti dalla terapia psicanalitica a oltre un secolo di distanza dalla sua nascita, e tracciano un bilancio di grande interesse. Perché, se è vero che sempre più persone vi si rivolgono per contrastare un crescente malessere, è difficile ignorare come nella società occidentale continuino a dilagare nevrosi, infelicità, paure. La psicoterapia ha dunque fallito? E, soprattutto, come si può intervenire oggi, perché possa tornare a essere efficace? A queste e altre domande risponde questo saggio irriverente e appassionato. In un lungo dialogo, lo psicanalista e lo scrittore impostano le linee guida per una rigenerazione della psicanalisi, una rinascita che rompa con i dogmi e i tradizionali codici di comportamento. Secondo Hillman, la terapia ha fallito perché ha rimosso l'anima dal mondo per collocarla 'dentro' il corpo umano, favorendo un ripiegamento in se stesso dell'individuo, alla continua ricerca di qualcosa che, invece, sta 'fuori', ed esige di essere considerato. È così che la psicanalisi, da scienza rivoluzionaria qual era, è diventata una pratica rigida e sterile: "La malattia è là fuori" dice Hillman, che invita pazienti e terapeuti a liberarsi dai miti della psicanalisi tradizionale (come il "bambino interiore") e a rivolgersi all'esterno, alla comunità, a un campo psichico che comprenda i luoghi, gli edifici, le persone, gli alberi, la politica, l'arte, l'architettura, l'ambiente. Solo così la psicanalisi potrà diventare una forza sociale, in grado di riconoscere i sintomi che affliggono la nostra civiltà e lavorare alla sua 'guarigione'.
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