La grande guerra
Nell'estate del 1914 l'Europa precipita in una spirale di violenza senza precedenti. La guerra esplode come un cataclisma che arriverà a frantumare quattro imperi, provocando milioni di vittime, gettando le popolazioni nel caos e determinando quattro anni più tardi un nuovo ordine mondiale. Persino tra le potenze uscite vincitrici, il conflitto lascia ferite aperte per generazioni e ombre e lati oscuri che ancora oggi gravano sul Continente. In questo nuovo saggio, straordinariamente completo e fortemente innovativo, pubblicato a distanza di novant'anni da quei drammatici eventi, lo storico David Stevenson procede a un riesame completo delle cause, dell'origine, del corso e delle immani conseguenze della Grande Guerra, ricostruendo i fatti e svelandone le sotterranee dinamiche. Scopriamo così che la Prima guerra mondiale non scoppiò, come si è spesso sostenuto, perché i leader politici delle grandi potenze non seppero valutare la portata dei loro atti, innescando una macchina bellica che una volta avviata si rivelò incontrollabile, ma che l'intero corso della guerra, compreso il numero astronomico delle sue vittime, fu il deliberato risultato di scelte consapevoli. Una conclusione ampiamente argomentata a cui Stevenson arriva, tra l'altro, attraverso la rilettura e la scoperta di nuove fonti degli archivi governativi di Russia, Giappone, Italia e impero ottomano. E proprio l'utilizzo di fonti in parte poco esplorate e di provenienza ampiamente differenziata consente all'autore di assumere un'inedita "prospettiva globale" nel concepire la struttura e il contenuto del saggio, che non è quella - tradizionale nella storiografia anglosassone - della lotta tra Germania e Inghilterra; ma è piuttosto il frutto di una visione complessiva che affronta prodromi, eventi e conseguenze del conflitto sui fronti più lontani, ricostruendo il contesto bellico, sociale e culturale di numerosi Paesi che dalla guerra furono profondamente trasformati.
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