Un liberale alla cultura. Polemiche e prospettive
Dall'insediamento del governo Berlusconi, nel 2001, Giuliano Urbani ha la responsabilità di uno dei ministeri più delicati e significativi: quello per i Beni e le attività culturali. È un ministero che spazia dallo sport allo spettacolo, dal cinema al teatro agli enti lirici, e che soprattutto ha il compito istituzionale di difendere e valorizzare l'ambiente, il patrimonio artistico, urbanistico, architettonico, i musei, gli archivi, le biblioteche. In una nazione come l'Italia, immensamente ricca di tesori d'arte, tutto quello che riguarda i beni culturali scatena discussioni e polemiche. Le polemiche hanno accompagnato anche l'opera del ministro Urbani, che in questo libro, incalzato dalle domande di Paolo Conti, inviato del "Corriere della Sera", tocca le questioni più controverse, dal finanziamento pubblico ai film italiani alla possibile vendita ai privati dei beni del demanio, dalla tutela di archivi e biblioteche alla stesura del nuovo Codice dei Beni culturali. Trovano spazio nel libro anche le iniziative internazionali del ministero, come il progetto Agenore, varato durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea per mettere in risalto le radici comuni di un'Europa sempre più vasta e articolata. Urbani rivendica l'eredità di autorevoli predecessori come Giovanni Spadolini e Alberto Ronchey, e difende orgogliosamente i suoi principi liberali, i soli capaci di trasformare in una vera risorsa l'enorme patrimonio culturale italiano.
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